Capacità di strutturare il gioco simbolico, di essere all’interno di un contagio emotivo e di comprendere le intenzioni altrui. Sono tre i potenziali predittori di rischio di disturbi dello spettro autistico che possono diventare degli importanti strumenti a disposizione del clinico e del pediatra. “Si tratta di segnali che consentono sia di capire che il bambino manifesta delle disfunzioni che di comprendere quelle potenzialità che ci permettono di auspicare a prognosi migliori”. A spiegarlo è Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), durante la quinta lezione del corso sulla ‘Individuazione dei disturbi del neurosviluppo 0-3 anni‘, realizzato gratuitamente dalla Società italiana di pediatria (Sip) in collaborazione con IdO, Fondazione Mite, Sindacato italiano specialisti pediatri (Sispe) e Società italiana di neonatologia Lazio (Sin). Un corso che punta a rendere i pediatri competenti nel rilevare i campanelli di allarme di possibili disordini neuroevolutivi nei bambini.
Proprio sul tema dei segnali di rischio è in via di pubblicazione sulla rivista ‘Italian Journal of Paediatrics’ un articolo scientifico dell’IdO scritto insieme ai pediatri della Sip sui ‘Potenziali predittori di prognosi favorevole nei bambini con disturbo dello spettro autistico: il ruolo del pediatra’. Non è il primo studio pubblicato dall’Istituto in tema autismo, che ormai da anni se ne occupa, e proprio sull’individuazione dei predittori Magda Di Renzo è stata precorritrice.
Nel corso della lezione oltre ad aver illustrato nel dettaglio gli indicatori prognostici e gli strumenti di rilevazione del modello DERBBI (Developmental, Emotional Regulation and Body-Based Intervention), il modello evolutivo relazionale a mediazione corporea dell’IdO, Di Renzo ha anche presentato ai pediatri il contenuto del kit che l’Istituto ha inviato ai corsisti per consentirgli la rilevazione di competenze presenti nei bambini: dagli strumenti per la prova di dimostrazione dell’intenzione, al test sul contagio emotivo, a quelli per rilevare la presenza o meno del gioco simbolico. Perché valutare precocemente il rischio che corre il bambino consente di “intervenire in una disfunzione il prima possibile e rimodificare il corso dello sviluppo”, sottolinea ancora Di Renzo. In sostanza prima si interviene e migliore potrà essere l’outcome.
E sulle traiettorie evolutive nei disturbi dello spettro autistico si è concentrato invece l’intervento di Elena Vanadia, neuropsichiatra infantile IdO. “In letteratura ne vengono definite sei e- pensando a una rappresentazione grafica- queste traiettorie vengono identificate con sei dei sette colori dell’arcobaleno”.
Dopo aver tracciato, nelle lezioni precedenti, una panoramica dei disturbi del neurosviluppo e dello spettro autistico, aver introdotto una riflessione sugli indicatori precoci, affrontato i disturbi della processazione/integrazione sensoriale e i significati delle stereotipie, ora la quinta lezione entra nel vivo dei livelli di funzionamento dei bambini con lo spettro autistico e delle loro traiettorie evolutive. “Quando parliamo di questo argomento facciamo riferimento a tutta una serie di variabili che possono incidere nella storia di un bambino che poi diventerà adulto”, spiega Vanadia. Il punto di partenza è “la variabilità fenotipica- sottolinea la neuropsichiatra- una variabilità in parte legata alla compromissione dei diversi livelli e aree di funzionamento che nel loro intrecciarsi possono definire dei quadri molto differenti”. E’ da questa variabilità fenotipica “che potranno esserci differenti outcome nei bambini- dice ancora Vanadia- ciò significa che non è detto che un bambino che riceve una diagnosi di disturbo dello spettro autistico con una determinata gravità e un determinato livello di funzionamento rimanga tale per tutta la vita. Sappiamo, infatti, che esistono degli optimal outcome: il bambino raggiunge un tale livello di adattamento che pur mantenendo dei tratti autistici mostra una serie di abilità sostanzialmente in linea con quelle dei suoi coetanei”. Vanadia sottolinea poi che “oltre alla predisposizione e al fenotipo iniziale ci sono due elementi che incidono sulla definizione di un outcome: il tipo di intervento e la precocità dell’intervento stesso. Individuare precocemente bambini con disturbi dello spettro autistico o quelli che sono in una condizione di rischio- ribadisce la neuropsichiatra- rappresenta dunque un elemento fondamentale. Prima si interviene e migliore sarà l’outcome”.
Per questo oltre al linguaggio e al quoziente intellettivo “che sono predittori internazionali- dice la neuropsichiatra- abbiamo cercato di individuare degli indicatori prognostici che potessero aiutare anche nei casi in cui non fosse ancora emerso il linguaggio o dove non fosse possibile definire il quoziente intellettivo del bambino, indicatori che consentissero di orientare non solo la prognosi ma anche il raggiungimento di livelli di sviluppo e adattamento buoni”. L’IdO da anni porta avanti una ricerca rispetto a un protocollo di valutazione che ha consentito, fino ad oggi, di prevedere con buona attendibilità le evoluzioni del bambino con un disturbo dello spettro autistico inserito nel progetto DERBBI. “Il nostro impegno- precisa Vanadia- è di riuscire a definire se gli indicatori predittivi sono assoluti, cioè se qualunque bambino, indipendentemente dal livello di sintomatologia, di gravità, di sintomatologia autistica e di quoziente intellettivo, al momento in cui mostra quei predittori positivi avrà un buon outcome- spiega Vanadia- o se gli indicatori sono specifici rispetto a un certo tipo di intervento che significha che i bambini che hanno quel tipo di indicatori positivi avranno un buon outcome se faranno quel tipo di terapia”.
Sabato 27 febbraio, dalle 9:30 alle 12:30, si svolgerà l’ultima lezione del corso. Tra i relatori ci saranno Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), che parlerà dell’importanza dell’ambulatorio pediatrico per i neonati a rischio e per i prematuri; Teresa Mazzone, pediatra e presidente Sispe, che affronterà il tema delle proposte ludiche per osservare gli indicatori di rischio; Elena Vanadia e Magda Di Renzo che proporranno delle esercitazioni pratiche sull’uso degli strumenti per il riconoscimento degli indicatori prognostici e la valutazione dei segni precoci nei disturbi dello spettro autistico.
È possibile rivolgere delle domande ai relatori, anche durante i corsi, attraverso la mail corsosipfebbraio@gmail.com.
La consulenza/assistenza post corso (garantita tramite la mail corsosipfebbraio@gmail.com) è promossa per rispondere agli eventuali dubbi dei partecipanti riguardanti le loro attività cliniche.
Visto l’alto numero dei partecipanti le iscrizioni alla piattaforma online sono state chiuse, ma è comunque possibile seguire il corso sul canale YouTube della Sip.
Al fine di ottenere l’accreditamento dei 18 crediti formativi previsti, coloro che non sono riusciti ad iscriversi al corso tramite la piattaforma Biomedia sono invitati ad inviare una e-mail contenente i propri dati (nome, cognome, email, indirizzo) al seguente indirizzo: corsosipfebbraio@gmail.com.
Qui tutte le informazioni: https://sip.it/2021/01/15/disturbi-del-neurosviluppo-a-febbraio-parte-il-corso-di-aggiornamento/